Scopriamo insieme a cosa serve il biotrituratore

Il biotrituratore è uno strumento per il giardinaggio che in pochi conoscono ed utilizzano. Lo scopo di questo attrezzo è trasformare in concime gli scarti che si ottengono falciando l’erba o potando le siepi.

Oggigiorno molti robot tagliaerba e trattorini sono dotati della funzione di mulching incorporata (immagazzinano, triturano e ridistribuiscono l’erba falciata sul prato che viene usata così come concime), ma se gli strumenti in vostro possesso dovessero essere sprovvisti di questo optional allora il biotrituratore è esattamente quello che fa per voi.

Se ci pensate, gettare i residui dello sfalcio e poi comprare un nuovo concime non è molto conveniente: il biotrituratore potrebbe farvi evitare di acquistare concime ogni volta e il costo verrebbe ammortizzato in breve tempo (senza contare che vi toglie il peso di disfarvi degli scarti dell’erba falciata).

A lama o a rullo?

Sul mercato esistono essenzialmente due tipi di biotrituratore: a lama e a rullo. Vediamo le principali differenze e i pro e i contro di ognuno dei due modelli. Come suggerisce il nome, i biotrituratori a rullo utilizzano un rullo per triturare gli scarti e ridurli in concime. Il vantaggio di questo modello è che è in grado di ridurre i detriti in materiale fibroso ottimo da riutilizzare come concime.

E’ inoltre molto silenzioso ed è in grado di sminuzzare scarti di varia natura. L’unica pecca e che tende ad incepparsi quando si trova a dover lavorare materiali più resistenti come foglie verdi e legname giovane.

I biotrituratori a lama, invece, sfruttano l’azione della lama per sminuzzare finemente qualsiasi tipo di detrito. Sono in grado di triturare anche rifiuti verdi senza incepparsi e la loro efficacia dipende dal numero di lame. Se parliamo di difetti, l’unico neo che gli si può riconoscere è la rumorosità sicuramente superiore ai modelli a rullo.

A motore o a benzina?

Un altro elemento che ci permette di differenziare tra biotrituratore e biotrituratore è la tipologia di motore. In commercio si possono trovare apparecchi elettrici o alimentati a benzina.

I primi, chiaramente, dipendono dalla corrente elettrica; bisogna quindi fare attenzione alla lunghezza del filo e alla disponibilità di prese elettriche nella zona in cui intendete lavorare. Sono, inoltre, di dimensioni inferiori rispetto ai modelli a benzina e sono, perciò, più indicati per giardini di piccole o medie dimensioni che non producano una quantità eccessiva di detriti.

I secondi sono generalmente più potenti, consentono di sminuzzare grandi quantità di scarti in un’unica volta e non dipendono dalla presenza di prese elettriche: possono, perciò, essere utilizzati ovunque e in qualsiasi momento.

Qualsiasi tipo di biotrituratore scegliate, fate attenzione alla grandezza e alla posizione dell’imboccatura in cui andrete ad inserire rami ed erba falciata: è importante che sia sufficientemente grande e che vi permetta di lavorare in sicurezza.

Zero fatica e prato perfetto con il robot tagliaerba

Chi possiede un giardino conosce bene le difficoltà e l’impegno che derivano dal doversene prendere cura e, soprattutto, dal dover tagliare l’erba ogni poche settimane. La tosatura del prato richiede tempo, sforzi e pazienza, perciò perché non semplificarci la vita?

Esistono, infatti, ora dei robot tagliaerba che sono perfettamente in grado di rimpiazzare la mano umana nella cura del giardino: una volta programmati sono completamente autonomi e garantiscono una rasatura accurata e precisa.

Esistono, però, diversi tipi di robottini tagliaerba (così come esistono diversi tipi di giardino): vediamo insieme quali caratteristiche dovreste cercare in un robot a seconda della conformazione del vostro giardino e delle vostre esigenze.

Le caratteristiche del giardino

Ovviamente, ogni giardino è diverso dall’altro e quindi le esigenze e le caratteristiche che si ricercano in un robot tagliaerba variano da prato a prato.

Prima di tutto, la grandezza del prato dovrebbe essere uno tra i primi elementi da valutare: se il vostro giardino non supera i 400 metri quadrati potete tranquillamente optare per un robot piccolo (che può lavorare anche di notte generalmente), se il prato misura tra i 400 e i 2000 metri quadrati è indicato orientarsi verso robot di medie dimensioni.

Infine, se il giardino supera i 2000 metri quadrati è consigliato acquistare un robot grande, dotato di una lama di dimensioni maggiori e con sensori che gli permettano di riconoscere eventuali ostacoli e di evitare zone in cui l’erba sia già stata tagliata.

Altre caratteristiche del prato che dovrebbero influenzare la scelta del tagliaerba robot sono la pendenza e la conformazione: se il vostro giardino ha una pendenza di oltre 45 gradi, allora dovreste optare per un robot leggermente più potente a quattro ruote motrici.

Allo stesso modo, se il giardino ha una conformazione regolare si può decidere di acquistare un robot semi-automatico o con il filo perimetrale, mentre in caso di conformazione complessa o frammentata è più indicato un robot completamente automatico dotato di sensori.

Le caratteristiche del robot

Per quanto riguarda il robot in sé, ci sono un numero di caratteristiche che differenziano i vari modelli e che ne innalzano l’efficienza e la qualità. Una prima distinzione da fare è tra robot automatici e semi-automatici: i modelli automatici possono essere programmati al minuto e si possono attivare anche a settimane di distanza (comodo se siete in vacanza e volete tornare a casa e trovare il giardino in ordine) e sono in grado di raggiungere autonomamente la base di carica.

I modelli semi-automatici, invece, devono essere preceduti dalla stesura del filo perimetrale il cui scopo è di tracciare il percorso e delimitare le aree da tosare e devono essere posizionati manualmente sulla base di carica.

Un’altra funzione aggiuntiva di cui sono dotati molti robot è il mulching: ovvero la capacità di immagazzinare e triturare l’erba falciata che viene poi ridistribuita sul prato e serve da concime. In questo modo non bisogna preoccuparsi degli scarti né della cura del prato successiva alla tosatura.

Saldatura che passione!

Saldare. Un po’ come unire, collegare, mettere insieme. Una fusione di due corpi solidi e rigidi che modificano la loro indipendenza per diventare una cosa sola. Non c’è apporto di nuovo materiale, di colla o quant’altro, ma ci sono essenzialmente due parti che vengono collegate in modo permanente e continuo.

È questa la saldatura, processo delicato e “scintillante” realizzabile con l’uso di una macchina, la saldatrice. Il processo di unione di due entità solide, non è un rito nuovo dell’ultimo millennio. L’azione del calore veniva già sfruttata nell’antichità per unire principalmente parti di ferro, con l’aiuto anche di un altro arnese che rendeva omogenea la fusione attraverso la pressione, solitamente un martello.

Questa vecchia tecnica è stata via via sostituita da metodi sempre più moderni che assicurano oggi un risultato migliore, senza quindi discontinuità di materiale, e garantiscono decisamente maggior sicurezza.

Oggi le diverse tecniche di saldatura danno vita a procedimenti differenti, ognuno dei quali sfrutta però l’energia del calore ottenuto principalmente da una fiamma prodotta dalla combustione di aria e gas. In base al tipo di lavorazione che voglio compiere si avrà quindi un tipo specifico di saldatura a cui corrisponde una determinata tipologia di saldatrice.

Non solo Inverter

La scelta della saldatrice dipende dal tipo di materiale che vogliamo lavorare, dall’esperienza e dalla precisione con cui vogliamo svolgere la saldatura. La saldatrice cosiddetta “a cannello” consente la fusione di metallo attraverso la combustione dell’ossigeno e di un gas detto acetilene.

Esiste poi la saldatura MIG e MAG, che pur basandosi sulla stessa tecnologia differiscono in quanto come gas usano rispettivamente l’ossigeno e l’elio (o aragon). Infine abbiamo quella più conosciuta, la saldatrice TIG. È una saldatrice elettrica, detta più comunemente saldatrice ad arco che trova applicazione in un numero elevato di metalli.

La possiamo trovare in una doppia versione: le più semplici sono a corrente continua mentre le più professionali, sono a corrente alternata. Recentemente queste saldatrici elettriche le possiamo trovare sotto il nome di saldatrici inverter, nome che si ispira al processo che sta alla base del macchinario stesso dove l’alternanza di corrente è generata da alcuni circuiti.

Inverter: una sicurezza

I vantaggi di una saldatrice inverter sono diversi. Come prima cosa, dà vita ad una saldatura altamente qualitativa in grado di unire materiali differenti in modo pulito ed uniforme. Una procedimento sicuro che vede la totale assenza di scorie o materiali di rifiuto.

Insomma una saldatura molto efficiente adatta per lavori professionali di precisione. Rispetto ad una saldatrice tradizionale, la Inverter presenta un peso sostanzialmente ridotto che raramente supera i 10kg . Le sue dimensioni, che oscillano tra i 30cm ed i 40cm di lunghezza per una lunghezza media di 25cm, la rendono inoltre molto pratica, maneggevole e facile da usare.

Dopo l’uso l’apparecchio può essere tranquillamente riposto in una valigetta, data in dotazione con l’acquisto, che consentirà di trasportarla dove si vuole. La saldatrice Inverter richiede molta esperienza e viste le sue potenzialità deve essere usata in maniera perfetta per sfruttare a pieno tutti i vantaggi.

Triciclo: il nostro primo mezzo di trasporto

È il primo mezzo a ruote e senza motore che utilizziamo nella nostra esistenza. Uno passaggio obbligatorio tra l’imparare a camminare e il restare in equilibrio sulle due ruote di una bicicletta.

È la sintesi di una vita che sta prendendo forma, ma che ha bisogno ancora di un piccolo aiuto per restare dritta e proseguire per la direzione corretta. È così che il triciclo è il mezzo per eccellenza della nostra infanzia.

Quello che ci fa prendere mano con la guida, quello che ci fa imparare la proporzionalità delle distanze e la grandezza degli spazi. Quello che ci fa provare cosa vuol dire cadere senza avere i piedi a terra o quello che ci fa rendere conto che ci sono altri modi per muoversi e percorrere metri, oltre al camminare.

Come è fatto un triciclo

Tutti questi aspetti prevalgono su quello che un triciclo davvero è, ossia un mezzo di piccole dimensioni, senza motore e dotato di tre ruote, normalmente una davanti e due posteriori. Il triciclo si ispira a quelli che erano negli anni Ottanta, i primi esemplari di automobili, dotati di tre ruote e non quattro.

Ora sul mercato esistono quasi esclusivamente veicoli motorizzati a quattro ruote con delle eccezioni come la famosa Ape, mezzo a motore con tre ruote. Se escludiamo l’Ape e quei tricicli che consentono a persone disabili di gareggiare per fini sportivi, attualmente il triciclo è sinonimo di divertimento per i più piccoli.

I bambini hanno infatti una necessità intrinseca di stare in movimento tutto il giorno per sfogarsi ed eliminare la tensione. Il triciclo è quindi un buon compromesso che unisce l’attività fisica allo libertà e allo svago.

Il mercato del triciclo

Oggi l’offerta è molto varia ed è impossibile non soddisfare perfino le esigenze richieste del bambino o dei genitori. Si possono scegliere tricicli in legno, in metallo o in plastica, a struttura fissa o con il sedile inclinabile, tricicli completamente aperti o addirittura dotati di tetto parasole.

Ci sono modelli che sostengono un certo peso e modelli che ne sostengono altri ed infine tricicli con manubrio tradizionale o dotati di un volante stile automobile. Il prezzo può variare dai 50 euro per un buon triciclo, basico ma qualitativo, fino ai 200 per tricicli vintage o in legno riciclato.

Uno dei giocattoli preferiti dai bambini

Usando il triciclo, i piccoli si divertono e migliorano la loro forma fisica, mettendo in movimento gambe e braccia. Essi possono migliorare la coordinazione, la capacità di attenzione e di riflesso. Inoltre acquistano sicurezza, indipendenza ed è sicuramente un modo per condividere tempo ed instaurare relazioni con altri bambini. È comunque importante prendere della precauzioni.

In primis, il mezzo deve essere sicuro e di buona qualità e adatto alle caratteristiche fisiche di chi lo usa. Fondamentale è che il bimbo pedali il suo triciclo in una zona dove non ci sono macchine, preferibilmente piana e all’aria aperta. È vero che la maggior parte dei tricicli presenti in commercio sono adibiti ad un uso esterno ed interno, ma pedalando in uno spazio aperto, il bambino è più stimolato, più curioso e più creativo e più propenso all’esplorazione.

Preparare lo yogurt in casa con la yogurtiera

Alimento bianco e cremoso dal gusto dolce e vellutato, lo yogurt è una bevanda o un dessert nutriente, proteico e disintossicante usato in molte parti del mondo come salsa o zuppa. Apprezzato già dagli antichi Greci, Fenici e Romani, il nome deriva dalla parola turca yoğur, che tradotta in italiano significa “mescolare”.

Salutare e benefico per il nostro apparato gastro-intestinale, il processo di formazione dello yogurt ha come componente principale il latte che è stato lasciato fermentare per un periodo che va dalle 5 alle 10 ore: esso diventa più denso e più solido andando a formare la consistenza che noi tutti conosciamo.

Tutti pazzi per lo yogurtiera!

Un processo così semplice che dà la possibilità ad ognuno di farselo anche a casa con l’aiuto di un dispositivo detto yogurtiera. Il ruolo di questo elettrodomestico è quello di mantenere la temperatura del latte costante in modo da favorire la fermentazione. Il risultato sarà uno yogurt sano, genuino e dalla certa provenienza, a differenza di quelli che popolano gli scaffali dei supermercati.

In commercio possiamo trovare diverse tipologie di yogurtiera che si distinguono per materiale, forma e struttura dei recipienti. La scelta della yogurtiera dipende principalmente dal budget a disposizione. Le più costose, nonché le più performanti, sono in acciaio e con uno spazio per circa 7 o 8 vasetti. Una yogurtiera a vasetti è infatti migliore di un modello a caraffa singola in quanto da la possibilità di preparare differenti gusti di yogurt allo stesso momento.

Passione yougrt fatto in casa

Per fare lo yogurt con la yogurtiera bisogna munirsi di latte da mescolare con un vasetto di yogurt utile per l’apporto di batteri specifici. Si puo’ usare qualunque tipo di latte, da quello a lunga conservazione al pastorizzato normale, dal latte in polvere a quello di soia, purché siano rigorosamente a temperatura ambiente.

Per lo yogurt è necessario uno yogurt intero bianco che può anche essere sostituito da una busta di fermenti lattici vivi. Una volta amalgamato, il latte deve essere distribuito in modo equo in ogni vasetto, prima di riporli e lasciarli nella yogurtiera per un totale di minimo sei ore.

Essa eseguirà autonomamente il suo lavoro di trasformazione fino a ottenere uno yogurt perfetto. I tempi della yogurtiera non sono infatti fissi, ma dipendono dall’ambiente, dal tipo di latte e di yogurt utilizzati. Generalmente più l’ambiente è caldo, meno tempo sarà impiegato dalla yogurtiera. Una volta che lo yogurt è pronto, deve essere lasciato riposare un paio d’ore, conservato in frigo e consumato nel giro di una decina di giorni.

La miglior yogurtiera da la possibilità di produrre non solo yogurt bianco, ma anche yogurt alla frutta, al caffè o qualunque ingrediente si preferisce. Uno yogurt personalizzato e adatto ai propri gusti. Non resta quindi che prendere un cucchiaino, sedervi a tavola e gustarvi il vostro prelibatissimo yogurt home-made.

Umidità: fa bene o fa male?

“Non è il freddo che uccide ma è l’umidità”. Quante volte abbiamo ascoltato questa frase, in televisione o negli ambienti domestici. Un’affermazione particolare e parzialmente vera che vale la pena esaminare più in dettaglio.

È vero che l’umidità, unita alle basse temperature, può portare a patologie dell’articolazione come artrite o artrosi. Ma non per forza l’umidità deve essere collegata con un pensiero negativo in quanto essa risulta essere in realtà molto più benefica ed utile di quanto si pensi. Un elemento così indispensabile che deve essere sempre presente in tutti gli ambienti domestici in una percentuale che varia tra il 30% ed il 60%.

Dopo aver misurato la percentuale con un dispositivo chiamato igrometro, se i valori di umidità sono più alti o inferiori a questa soglia, è necessario dotarsi di un umidificatore o di un deumidificatore. Questi due apparecchi aiutano a mantenere un corretto livello di umidità all’interno della nostra abitazione per renderla vivibile e sana.

Il ruolo dell’umidificatore

Mentre il deumidificatore ha la funzione di abbassare il livello di umidità della’aria, l’umidificatore svolge il ruolo contrario: aggiungere umidità in ambienti troppo secchi e asciutti.

Questa funzione una volta svolta da vasetti di ceramica posti nei pressi dei termosifoni, è oggi appannaggio di piccoli elettrodomestici all’avanguardia che ristabiliscono il livello di umidità necessario e richiesto.

L’assenza di umidità in luoghi chiusi può portare infatti a molti problemi e disturbi agli occhi, al sistema respiratorio e alla gola. Da qui nasce l’esigenza di questo apparecchio che trasforma l’acqua in vapore e lo rilascia nell’ambiente in cui si vuole innalzare il livello di umidità.

Come utilizzare al meglio un umidificatore

L’umidificatore è semplice da usare. Basta riempirlo d’acqua, meglio se distillata, e posizionarlo in una superficie asciutta e piana, e non troppo in prossimità delle persone. Dopo averlo azionato, il risultato sarà un gettito di vapore simile ad una nuvola bianca, umida e benefica. L’umidificatore non deve per forza essere collocato in ogni stanza, ma possiamo decidere dove posizionarlo in base a quelle che sono le nostre esigenze.

Molti infatti danno la priorità alle stanze dei bimbi che non avendo la resistenza e gli anticorpi di noi adulti, sono più soggetti a raffreddori o infezioni respiratorie.

Al momento dell’acquisto, oltre al prezzo è bene badare alla qualità ed al consumo. Meno sono i watt, meno sarà l’energia consumata. Alcuni sono anche dotati di timer che consentono al dispositivo di spegnersi una volta svolta la funzione “umidificatrice” ed altri di un igrometro incorporato per una misurazione indipendente del grado di umidità.

Il modello di umidificatore più usato è quello a vapore caldo o i più moderno umidificatore ultrasuoni. Se nei primi l’acqua viene scaldata per farla evaporare, quelli a ultrasuoni creano un’evaporazione a bassa temperatura grazie appunto agli ultrasuoni che trasformano l’acqua in una nebbia di vapore freddo.

Quest’ultimi sono più silenziosi, consumano meno energia, ma hanno un prezzo maggiore che può arrivare fino a 150€ di fronte ad un investimento massimo di 90€ per quelli a vapore.

Divertimento con il tappeto elastico spaziale

Il tappeto elastico non è solamente un divertente gioco per bambini: recenti studi infatti hanno dimostrato i numerosi vantaggi che l’utilizzo di questo strumento reca anche negli adulti. Sempre più palestre hanno inserito, all’interno dei loro corsi, classi di esercizi di tappeto elastico, dove si esegue una coreografia a ritmo di musica saltellando allegramente.

Sono tantissimi i benefici del tappeto elastico: innanzitutto anche gli astronauti della NASA, accorgendosi dei numerosi benefici di questo strumento, introdussero all’interno del loro allenamento propedeutico, esercizi sul tappeto elastico. Questo anche perché le relazioni tra questo strumento e la forza gravitazionale sono numerose.

Il tappeto elastico e il sistema linfatico

Partiamo da uno dei maggiori benefici del tappeto: innanzitutto esso implementa l’attività linfatica del nostro organismo. A differenza del sangue che viene pompato dal cuore nelle parti periferiche del nostro corpo garantendo circolo e ossigenazione, la linfa contenuta nel nostro sistema, che ha il compito di eliminare le tossine, tende, a condizioni nulle di movimento, di stagnare nel nostro corpo al pari delle scorie.

Solamente l’attività motoria è in grado di attivare questo sistema in modo tale che esso lavori bene eliminando le tossine dal nostro organismo. Il trampolino elastico rappresenta quindi un ottimo alleato per il nostro sistema linfatico e per la sua corretta circolazione grazie ai numerosi rimbalzi esercitati dal nostro corpo. È come se, al posto del cuore, fosse il movimento stesso, il motore del sistema linfatico.

Numerosissimi altri benefici

L’utilizzo del trampolino è consigliabile almeno una volta al giorno per circa una decina di minuti: studi dimostrano che con questo tipo di attività si è in grado di bruciare il doppio delle calorie della corsa, a parità di tempo. Saltare quindi fa bene e non solo al nostro sistema linfatico.

Infatti sono numerosi gli ulteriori vantaggi che potremmo ricavare da questo particolare tipo di attività fisica: innanzitutto può prevenire malattie cardiovascolari e legate alle ossa, ma anche curare depressione e stress perché rappresenta una vera e propria valvola di sfogo per il nostro nervosismo.

Inoltre il tappeto grazie alla suo potere ammortizzante, non comporta rischi a ginocchia, caviglie o articolazioni. Tutt’altro: esso stimola l’apparato scheletrico rinforzando ossa e muscoli. Ovviamente il movimento prodotto dai salti accelera il metabolismo e soprattutto aiuta la naturale regolarità del nostro intestino, stimolando la digestione.

Un’altra caratteristica di questo strumento è la sua capacità di regolare la circolazione del sangue e conseguentemente la pressione arteriosa. È inoltre un efficace massaggio degli organi è un ottimo modo per ossigenare il sangue.

Per quanto riguarda l’equilibro, il trampolino elastico aiuta a stabilizzare il baricentro del nostro corpo, aiutandoci nella coordinazione dei movimenti e dandoci il pieno controllo di noi stessi.

Sia in palestra che all’aria aperta, l’uso di questo strumento comporta innumerevoli benefici non solo per il nostro corpo, ma anche per la nostra mente senza richiedere particolari capacità: saltare è una caratteristica peculiare della natura umana. Allenarsi sorridendo e alleviando le pressioni in modo del tutto naturale, è tutto quello che c’è di più auspicabile per il proprio benessere psicofisico, guadagnandone in salute ed energia.

Cambiamento dal pc al tablet

Sembrava che l’avvento del computer portatile sarebbe dovuto essere l’ultima frontiera dello sviluppo informatico che stava sempre più abbandonando quei lenti e ingombranti personal computer fatti di monitor a tubi catodici e tastiera dai pulsanti spessi e rigidi.

Invece negli anni Duemila un nuovo concetto di computer ha cominciato ad affermarsi. Un computer portatile costituito essenzialmente da uno schermo piatto che controllabile mediante l’uso del dito. Ecco a voi il tablet, un PC di ultima generazione e di dimensioni ridotte che racchiude in pochi pollici le funzionalità tipiche di un normale computer portatile.

A cosa serve un tablet?

A livello di dimensioni, il tablet si colloca a metà tra il più piccolo smartphone ed il più grande computer portatile. Nato come un computer portatile dalle dimensioni ridotte, il tablet è in realtà considerato un grande smartphone.

Infatti il tablet non è un dispositivo studiato per lavorare su programmi pesanti come quelli volti alla modificazione o creazione di audio e video, programmi che possono essere supportati da un personal computer. Al contrario, esso garantisce tutti gli usi di un telefono cellulare moderno in uno schermo più grande.

Nato per scattare foto, ascoltare musica, leggere libri e giornali, oggi infatti alcuni tablet consentono di effettuare chiamate o videochiamate oltre che inviare messaggi testo. Con il vantaggio però che oltre ad una migliore visone, la batteria dura più a lungo ed il sistema operativo è molto più potente e performante.

Non solo un passatempo, ma un vero e proprio pc: le caratteristiche principali

Non per questo però non può svolgere le funzioni per le quali ci serviamo di un PC portatile. Con il tablet si può navigare in Internet, scrivere mail, leggere e modificare documenti, guardare film ed immagini e navigare in Internet in modo molto più rapido.

Il tablet in offerta è quindi un buon compromesso tra lo smartphone ed un PC portatile con il vantaggio assoluto ed invidiato che è veloce, versatile, leggero e pratico. Le principali differenze tra i tablet presenti in commercio sono essenzialmente tre. La prima è data dalla dimensione dello schermo la cui grandezza va dai 7 ai 12 pollici anche se il trend recente vede lento, ma progressivo aumento delle dimensioni, anche oltre i 12 pollici.

In secondo luogo non possiamo non nominare la tipologia: affianco ai tablet ibridi o convertibili, che sono dotati di tastiera rispettivamente sganciabile o girevole, quelli che noi chiamiamo semplicemente tablet sono tecnicamente detti tablet slate, cioè piatti e privi di tastiera fisica.

Come ultimo elemento da considerare al momento dell’acquisto è il sistema operativo, che può essere IOS, Android o Windows. Ormai in ogni famiglia c’è un tablet. Lo usiamo al mare per leggere un libro, per vedere una partita quando non siamo a casa o per navigare la sera quando ci riposiamo sul divano. Un compagno sempre presente che possiamo portare con noi ovunque.

L’ uso del tablet si è diffuso soprattutto a livello aziendale e lavorativo. Dagli addetti alle vendite ai rappresentanti fino ad arrivare a coloro che si occupano delle consegne, il tablet sta via via sostituendo i documenti cartacei.

Dormire sospesi nei materassi gonfiabili

Racchiudere l’aria dentro uno spazio parzialmente o totalmente chiuso ha creato sempre risultati degni di nota. Dai palloncini al pallone, dalla mongolfiera ai cuscini da viaggio. La nuova frontiera del gonfiabile è il materasso, dolce compagno delle nostre notti nonché sollievo vitale per la nostra schiena. Non più solo molle o lattice, ma aria, come elemento principale.

Il concetto di materasso gonfiabile nasce dai materassini gonfiabili che si utilizzavano un tempo esclusivamente al mare o per il campeggio. Fatti quasi esclusivamente di una plastica leggera e soggetta a forature frequenti, oggi il mondo dei materassi gonfiabili si è evoluto notevolmente e le nuove soluzioni sfruttano materiali molto resistenti e molto evoluti dal punto di vista tecnologico.

Una comoda soluzione

Oggi il materasso gonfiabile può essere usato anche in casa, per trovare una soluzione per i nostri ospiti, o in macchina per gente i viaggio per motivi di svago o lavoro.

Anche se non paragonabili ai moderni materassi in lattice o in memory foam, il materasso gonfiabile consente di ottenere un comfort tale da sostenere l’apparto scheletrico in maniera corretta e salutare. Inoltre garantisce un sonno qualitativo che ci consente di svegliarci al massimo delle forze senza stress aggiuntivo.

Adattare il materasso alle proprie esigenze

Il materasso gonfiabile è una soluzione personalizzabile in quanto, in base al peso del corpo, è possibile decidere il grado di rigidità regolandolo con l’aggiunta o la fuoriuscita di aria.

L’aria viene apportata attraverso una pompa elettrica spesso data in dotazione al momento dell’acquisto del materasso stesso. Collegando la pompa ad una presa di corrente e sfruttando la valvola presente sul materasso, quest’ultimo si gonfia prendendo le sembianze di un normale materasso.

È quindi facile da gonfiare e allo stesso tempo da sgonfiare. Inoltre, una volta sgonfio, è molto comodo da trasportare in quanto può essere riposto in una sacca con maniglia o in uno zainetto.

Il materasso gonfiabile non è solo pratico ma è anche igienico in quanto assicura un buon isolamento termico dal pavimento evitando malattie o infezioni che si possono contrarre quando si dorme a terra o su materassi vecchi e sporchi.

I materassi gonfiabili offerti dal mercato

Sul mercato possiamo trovare la soluzione ottimale per le nostre esigenze in termini di comodità, spazio e prezzo. Solitamente, in base alla lunghezza, un materasso puo’ essere singolo, matrimoniale o ad una piazza e mezza. Per quanto riguarda il materiasso gonfiabile, in media esso ha una lunghezza che varia tra i 180cm ed i 200 cm per uno spessore di circa 50 cm.

Si possono trovare in commercio modelli semplici o materassi gonfiabili dotati di comfort come il cuscino incorporato. Alcuni modelli possono inoltre essere ricoperti da uno strato superiore in lattice o velluto che, oltre a garantire una maggiore comodità, evitano che le lenzuola scivolino durante il sonno mentre altri hanno bordi rinforzati per evitare cadute.

In media, il prezzo va da qualche decina per un normale materasso gonfiabile singolo a qualche centinaia di euro per un modello matrimoniale molto performante.

Pile esauste: il problema dello smaltimento

Sono in commercio da molti anni, ma fanno difficoltà ad imporsi. Sono le pile ricaricabili, batterie dalle caratteristiche identiche alle pile tradizionali, ma con la differenza non trascurabile che possono essere riutilizzate. Ebbene sì.

Utilizziamo le pile e quando si scaricano le togliamo dal dispositivo e le sostituiamo con nuove batterie. E le pile vecchie dove le mettiamo? Dopo avere girato per tutte le stanze della casa, dalla cucina alla sala fino alla camera da letto, arriva il momento in cui decidiamo finalmente di sbarazzarcene.

E qui inizia la parte che tanto ci costa in termini di fatica in quanto, come ben sappiamo, non possono essere gettate nel bidone dell’indifferenziato poichè necessitano di una destinazione ben precisa. A tal proposito in tutte le città o nei negozi di tecnologia troviamo appositi contenitori che raccolgono le pile non più utilizzabili al fine di procedere al loro corretto smaltimento.

Una soluzione: le batterie ricaricabili

Una soluzione al difficile smaltimento dei rifiuti di pile, è rappresentato dalle pile ricaricabili. Ciò che le differenzia dalle pile normali non è l’efficienza, ma la possibilità di riusarle dopo averle ricaricate. La crisi economica e la fine di un comportamento di spesa usa e getta, ha contribuito a creare un consumatore più attento non solo all’ambiente, ma anche al portafogli.

Le batterie ricaricabili più comuni in commercio sono quelle di dimensione AA dette anche pile stilo che ricalcano la tecnologia ricaricabile delle batterie presenti nei telefoni cellulari. Le possiamo trovare in molti dispositivi presenti nelle nostre case: dal telecomando alla sveglia, dalla radio alla torcia.

Quando ci apprestiamo a comprare delle batterie ricaricabili, è importante tener conto del numero di cicli di ricarica che le pile possono sopportare. Per ciclo di ricarica si intende l’uso di tutta l’alimentazione della batteria, dal momento in cui è carica, fino allo 0%. Un maggiore numero di cicli di ricarica comporta naturalmente un prezzo maggiore della batteria.

Le più efficienti, come quelle a marchio Panasonic o Duracell, possono assicurare oltre 3000 cicli di ricarica che rappresentano mediamente 24 mesi. Una volta scariche, possono poi essere ricaricate servendosi di caricatori alimentati da corrente elettrica.

Una volta sostenuta la spesa iniziale di batterie e caricatore, i vantaggi apportati dalle pile ricaricabili aa sono chiari sia sotto l’aspetto economico sia sotto quello ambientale. L’investimento iniziale è facilmente ammortizzabile in poco tempo e non bisogna nemmeno perdere tempo o denaro per raggiungere ogni volta il negozio più vicino al momento del bisogno.

Batterie ricaricabili: una mano all’ambiente

Sotto il profilo ambientale è importante ricordare che le pile esauste sono rifiuti molto pericolosi e quindi una vera e propria minaccia per l’ambiente. La ragione sono i materiali altamente nocivi e tossici come il rame, lo zinco, ed il mercurio che sono presenti all’interno.

È un buon metodo di insegnamento per le generazioni future. È solo un esempio, ma è un caso concreto di come potersi abituare ad apprezzare una cosa a lungo, senza gettarla via come nulla fosse, una volta esaurito il suo compito. Un comportamento più consapevole che può mettere le basi all’affermazione definitiva delle batterie ricaricabili.

Panca multifunzione: la palestra in casa propria

Musica, corsi ad hoc, macchinari specifici e personal trainer. Eppure la palestra resta per molti un tabù. Molto spesso capita che tra riunioni di lavoro e impegni familiari, non riusciamo a ritagliarci la nostra ora per allenarci.

O semplicemente avremmo una gran voglia di esercitarci, ma senza lo stress di uscire di casa, rilassandoci tra le nostra mura domestiche dopo un’intera giornata spesa fuori senza tuttavia dover rinunciare all’attività fisica.

Vorremmo quindi sfruttare i benefici che una palestra ci da, stando a casa, senza comprare tutti i macchinari presenti in sala pesi per una questione di spazio e soprattutto di soldi. C’è una soluzione concreta che risponde allo stesso tempo alle tre esigenze sopra riportate: la panca multifunzione.
Una palestra fai da te, ad orario continuato esattamente a casa propria.

Che cos’ è la panca multifunzione?

La panca multifunzione è un macchinario unico dai costi contenuti e dalle dimensioni ridotte che dà la possibilità di eseguire diversi esercizi ginnici che di solito necessitano più tipologie di attrezzatura.

Studiata anche per l’uso domestico, permette di allenare diverse parti del copro tonificandole e potenziandole a nostro piacimento. Una struttura singola e polivalente che comprende ben dieci attrezzi con i quali possiamo svolgere più di quaranta esercizi, se la panca è moderna e accessoriata.

Tipi di panca multifunzione

Esistono vari tipi di panca funzionale che differiscono per dimensione, peso dell’utilizzatore e tipi di esercizi che si vogliono svolgere. La scelta dipende esclusivamente dalle proprie esigenze ma solitamente due metri quadri di spazio sono sufficienti per la nostra palestra in casa.

Importante è la stabilità della panca che dipende quasi esclusivamente dal materiale della superficie su cui la poggiamo e dal materiale con cui è costruita la panca stessa (l’acciaio si dimostra il più resistente e affidabile).

Da notare al momento dell’acquisto anche la comodità dello schienale che solitamente è formato da una base in legno più gommapiuma, il tutto rivestito in pelle o in materiale sintetico e morbido. Il prezzo è abbordabile (varia dai 200 euro ai 1000 euro)

Un’attrezzo utile e completo

È indubbio che un struttura polivalente come la palestra, dà la possibilità di praticare molte attività servendosi di un personale competente che ci assicura la corretta esecuzione degli esercizi svolti. Ma, se dotati di una discreta esperienza e di tanta voglia di fare, tale panca ci puo offrire la possibilità di eseguire qualsiasi tipo di allenamento secondo i propri tempi e secondo i propri ritmi.

Evitando così di dover attendere il proprio turno per l’attrezzo occupato, cosa che accade spesso nelle palestre in particolare negli orari di punta, possiamo risparmiare sia sull’abbonamento in palestra sia sul tempo degli spostamenti casa-palestra-casa.

Non corriamo inoltre il rischio di essere osservati e giudicati, spauracchio dei piu, ma al contrario, possiamo prendere confidenza con programmi nuovi in tranquillità e senza fretta.

Insomma estrema comodità e duttilità che non trascurano la qualità dell’allenamento fanno di questa panca una attrezzo capace di potenziare parte inferiore e superiore del nostro corpo. Non ci resta che comprare la nostra panca multifunzione e cominciare ad allenarci con un occhio sempre attento alla postura affinché il nostro esercizio sia benefico e non dannoso.

Perchè camminare a piedi scalzi?

C’è un solo modo per stare davvero a contatto con la terra, nel senso letterale del termine. Un contatto diretto, pelle a strada, senza l’intermediazione di scarpe, ciabatte o altri tipi di calzature che normalmente ci mettiamo ai piedi. Il camminare scalzi non è solo una rivendicazione della libertà del piede, ma un’affermazione di un benessere generale che si espande veloce lungo tutto il nostro corpo.

C’è chi purtroppo lo fa per necessità, ma c’è anche chi oggi lo fa per scelta. Questa teoria ha portato infatti alla nascita di veri e propri movimenti di persone che sotto il nome di barefooters o gimnopodisti rifiutano totalmente l’uso delle scarpe per qualunque tipo di attività giornaliera.

Nata inizialmente in Nuova Zelanda e poi in Australia, il movimento è arrivato negli ultimi anni anche in Europa, Italia compresa. Un ritorno al passato per questa scelta di vita che, nonostante può sembrare alquanto strana ed estrema a primo impatto, è supportata da assolute verità cha ridanno al nostro corpo in naturale equilibrio.

I piedi e la corretta postura

Il ruolo del piede non è infatti trascurabile. Esso, insieme ai muscoli delle gambe, sostiene infatti tutto il peso del nostro corpo e è fondamentale per i nostri movimenti. Molte volte, a causa della forma delle scarpe che non rispecchia l’impronta quasi triangolare del piede umano, si assiste ad un’ eccessiva pressione sulla parte anteriore dello stesso rappresentato dalle dita.

Questo impedisce movimenti naturali e fa si che invece di esser supportato dal tallone, il nostro peso è sostenuto dall’avampiede con un conseguente squilibrio dell’apparato scheletrico. Oltre ai benefici per la muscolatura e la postura, camminare scalzi consente maggior stabilità, maggior equilibrio, previene problemi alla circolazione favorendo una migliore ossigenazione e riduce la sensazione di gonfiore di gambe e caviglie.

Camminare scalzi è senza dubbio rilassante per la sensazione di libertà e comodità che ne consegue e, al contrario di quanto si pensi, è sano. È bene tenere in mente che nelle nostre scarpe si possono posare moltissimi germi che possono causare più danni di quelli creati dal camminare senza calzature per strada.

Benefici dai piedi alla testa

Benefici si registrano non solo a livello fisico, ma anche dal punto di vista mentale. Attraverso il contatto con la terra, i piedi sono in grado di trasmettere reazioni nervose al cervello favorendo l’eliminazione di ansia e stress e rafforzando così il sistema nervoso.

Se escludiamo i rischi di qualche vetro o scheggia di troppo, il camminare scalzi ha moltissimi benefici e zero controindicazioni. Sta a noi decidere se esportare questa tecnica per applicarla al di fuori delle nostre case.

Sta a noi crederci senza sentirsi giudicati da una società avversa a dare il benvenuto alle novità, se pur benefiche. Sta a noi fare un passo indietro e rimetterci in contatto con il mondo così come siamo stati creati e concepiti. Sta sicuramente a noi ora decidere con quali passi vogliamo camminare. Con passi innaturali, modificati e oppressi o passi liberi, controllati e carichi di sensazioni percepibili al tatto.